Intervista a Felicia Cigorescu

Felicia Cigorescu è regista, direttrice artistica e manager di responsabilità sociale d’impresa. Si laurea in Lingue e Letterature straniere alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Padova, mentre approfondisce le prime forme d’arte e la sua influenza nella storia evolutiva dell’uomo.

Durante gli anni universitari, inizia a lavorare come regista e direttrice artistica di produzioni pubblicitarie che si pongono come dialogo tra Arte ed Impresa nell’ottica di quella che lei stessa definisce “una narrazione emozionale che tocca le corde del cuore”. Comprende la necessità delle organizzazioni di fare uso di cultura e di bellezza nel wellbeing aziendale ed inizia a collaborare con multinazionali ed istituzioni nella realizzazione di eventi e progetti di divulgazione ispirata dal pensiero di Adriano Olivetti e dei classici.

Ciao Felicia, benvenuta sulla rivista el Gato Negro. Prima di iniziare vorremmo ringraziarti per averci concesso questa intervista.

Buongiorno e bentrovati. È un privilegio essere qui con voi. Sapete, che il mio racconto preferito di E.A. Poe è proprio il “Gatto Nero”?

Felicia, lei è direttore  artistico e manager di responsabilità sociale d’impresa: cosa ci può dire del suo lavoro?

Non è il lavoro a definirci quanto piuttosto la nostra natura intima e ho cercato di portare i miei valori nel servizio al mondo, che è diventato a tutti gli effetti ancheil mio mestiere. C’è un senso di vulnerabilità e apertura alla vita letteraria ed artistica che identifica la mia natura anche con quello che faccio.

Mentre studiavo Lingue e Letterature straniere alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Padova, ho approfondito le prime forme d’arte e la loro influenza nella storia evolutiva dell’uomo.

Ho iniziato a lavorare da giovanissima come regista e direttrice artistica di produzioni pubblicitarie che si pongono come dialogo tra Arte ed Impresa nell’ottica di una narrazione emozionale che tocca le corde del cuore. Parlare allora di arte e letteratura come ispirazioni per campagne di moda e branding era un po’ controcorrente ma non ho mai smesso per un’istante di procedere in quella direzione.

Ho compreso presto la necessità delle organizzazioni di fare uso di cultura e di bellezza nel wellbeing aziendale così iniziai a collaborare con multinazionali ed istituzioni nella realizzazione di eventi e progetti di divulgazione ispirata dal pensiero dei classici.

Utilizzo la cultura della bellezza, come mezzo di trasformazione sociale in imprese, organizzazioni ed enti pubblici, declinate in una gestione etica legata ai processi intuitivi e all’intelligenza del cuore, affiancando alla responsabilità economica, una responsabilità sociale che crei valori tangibili e intangibili per l’organizzazione, le persone e il territorio, con progetti di: arte, cultura, economia, turismo, comunicazione, educazione, ambiente, benessere psicofisico e salute.

Qual è il dialogo tra arte e impresa?

Il dialogo tra arte ed impresa è sempre esistito: ha mutato forma negli anni, passando dal puro mecenatismo ad una evoluta relazione di necessaria trasformazione utile all’intera società.

Man mano che le imprese si legano sempre più ai valori autentici e umani e danno spazio alle emozioni, i leader e i manager che faranno la differenza nello sviluppo economico e sociale della società saranno quelli che comprenderanno e integreranno l‘importanza dell’economia creativa e dell’arte negli ambienti lavorativi. L’Arte permette all’impresa di fornire un’immagine autentica di sé. I linguaggi artistici universali in cui si fa espressione di valori, idee, progresso e visione.
Questo è il valore fondamentale che dobbiamo dare alla relazione tra arte ed impresa ed io mi sento estremamente fortunata perché vivo a due passi da Venezia, una delle città d’arte più importanti al mondo.

Qui in Italia ho realizzato festival ed eventi di respiro internazionale ponendo il dialogo l’incredibile rete di imprese con la ricchezza della cultura italiana. A novembre, sarò direttore artistico del Festival della Gentilezza, che e vedrà coinvolta l’intera città di Firenze.

L’arte per me è spiritualità visibile

Lei ha creato il metodo Beautiful Business, ci può spiegare in che cosa consiste?

I valori dell’Umanesimo, possono essere trasmessi e diffusi in tutti i settori, permettendo trasformazioni profonde dei sistemi economici globali delle imprese e del territorio, con una necessaria attenzione alla sostenibilità, ai processi creativi e alle soft skills al centro delle attività produttive.

Beautiful Business inverte il paradigma dell’arte e affianca le imprese e le istituzioni nel loro processo di trasformazione sociale, culturale e ambientale attraverso la realizzazione di documentari, eventi culturali, formazioni e progetti legati al benessere psicofisico, alla salvaguardia del pianeta, all’educazione, alla cultura consapevole e all’economia creativa, riconoscendo il ruolo dell’arte e della bellezza nel progresso dell’umanità.

Grazie alla letteratura, soprattutto quella più introspettiva, ho coltivato la mia crescita emotiva e culturale, la mia curiosità verso la vita e l’arte

Felicia, cos’è l’arte per lei?

Questa è una domanda molto difficile perché prevede una sintesi dell’intero senso della mia esistenza e della mia missione in questa vita. L’arte per me è spiritualità visibile.

Non si ferma a ciò che mostra ma è piuttosto espressione di un’energia creativa che usa le emozioni per manifestarsi e diventare suono, forma, colore, materia, luce ma anche poesia e quindi parola. Quello dell’arte è un linguaggio universale, intuitivo e ha accesso diretto all’intelligenza del cuore. Può guarire il nostro corpo e la nostra mente. Questa è la ragione per cui arde in me il dovere di diffondere e trasmettere tutto questo nel mondo e supera il confine piccolo della mia esistenza.

Dietro alle più grandi innovazioni tecnologiche e scientifiche troviamo persone ispirate che si sono sentite libere di esplorare i confini della loro immaginazione. Einstein e Picasso erano entrambi esploratori dello spazio e del tempo; Leopardi era poeta ma anche storico dell’astronomia; Galileo, astronomo ma anche teorico della musica.

Suonare il pianoforte, mescolare i colori, seguire il battito del mio cuore, attraversarei corridori di un museo e vedere bellezza e arte nelle imperfezioni della gente e del mondo: questo mi nutre in profondità.

E la bellezza?

Quante volte, avete sentito citare la frase di Dostoevskij “La bellezza salverà il mondo?” Tra il bello ed il bene, tra l’arte e l’utile, esiste da millenni un fortissimo legame.

Il fatto curioso, è che “mir”, tradotto come “mondo”dalla celebre “La bellezza salverà il mondo” ha in verità due significati: il primo è “Mondo” ma il secondo è “Pace”.

L’arte e la bellezza hanno un ruolo centrale nell’evoluzione spirituale dell’uomo e nella sua ricerca del bene e dei valori condivisi. La bellezza dunque non va più intesa come effimera esaltazione della forma ma  a tutti gli effetti esplorazione spirituale della vita e della natura che disegna un nuovo spazio alla natura intima del nostro essere.

Il “consumo” culturale di bellezza è dato dalla necessità dell’uomo contemporaneo di andare oltre i bisogni e i beni di prima necessità. I consumatori d’oggi maggiormente consapevoli non sono più orientati ad acquistare meri beni materiali, ma esperienze ed emozioni, per nutrire la loro natura più elevata. La creazione di nuovi valori sociali e di nuove economie non dipende più solo da algoritmi e strategie lineari, bensì dalle esperienze delle persone, dalle loro emozioni, idee e creatività. La bellezza è utile e necessaria alla vita.

E la spiritualità?

Per me la spiritualità è esplorazione del sé oltre i confini della mente. Ognuno può attingere al sé che porta verso una coscienza universale infinita in cui armonia e bellezza permeano in ogni dove. E come tutti, io sono una goccia di luce nel suo cammino spirituale.

Magia e passione, insieme. Questa è per me la letteratura.

Pensa che l’arte sia fondamentale nell’evoluzione dell’umanità?

Credo l’arte, come la bellezza, sia indispensabile alla vita stessa. L’arte permette di rendere visibile il mondo invisibile tutto attorno a noi e lo fa grazie all’uso della luce che dona forma, colore, bellezza e vita.

Felicia, la scrittrice Ana Maria Matute una volta ha detto: «La parola è la cosa più bella che sia stata creata, è la più importante di tutte quelle che noi esseri umani abbiamo. La parola è ciò che ci salva». Che cos’ e la parola per lei?

La parola ha salvato anche me. Da piccola, ero quel che si poteva definire una bambina “disadattata”. Non ero capace, di comunicare le mie emozioni nella maniera “comune” ma la vita che pulsava dentro di me chiedeva di essere espressa. Altrove. Presto imparai che le parole possono ferire più dei proiettili e mi promisi che le avrei usate solo per amore. Scelsi perciò la poesia.

La prima, scritta nella mia lingua natale, si intitolava: “La notte dalle stelle mille” ispirata da un poster della Notte stellata di Van Gogh, che avevo incollato con lo scotch sull’armadio della mia stanza; un’opera che avrei visto dal vivo molti anni dopo per la prima volta al MoMa di New York.

Le nuove scoperte nel campo delle neuroscienze hanno dimostrato come le parole che utilizziamo orientino il modo in cui i nostri neuroni si connettono tra di loro, e quindi il modo in cui pensiamo, il modo in cui ci relazioniamo agli altri, il modo in cui viviamo.

Il cervello reagisce agli input, che stimolano a loro volta la secrezione di una serie di ormoni. Le parole hanno la capacità, pensate, di cambiare letteralmente la biologia del nostro corpo, ”di distruggere e di creare», come diceva Buddha ben prima dell’avvento delle neuroscienze moderne

La bellezza è utile e necessaria alla vita

La nostra rivista è letteraria, tornando ad Ana María Matute e alla sua frase: «La letteratura è il senso magico della vita”, siete d’accordo con questa affermazione?

Si e lo sono anche con l’affermazione di Kafka: «Un libro deve essere come un’ascia per il mare di ghiaccio che è in noi». La letteratura pulsa nel petto. È magia allo stato puro per il suo semplice fatto di esistere.

Magia e passione, insieme. Questa è per me la letteratura.

Felicia, qual è stato il primo libro che ti ha colpito e perché?

È stato “Walden” di Thoreau. Il senso intimo di una vita semplice dove tutto è casa. “Semplicità, semplicità” scrive. Ed in questo tutta l’anima ricchezza dell’anima e del mondo.

Amo profondamente la natura e nutro segretamente il desiderio di trascorrere un periodo di tempo piuttosto lungo a contatto con la terra, con la  foresta e con la vita vegetale.

Un uomo è ricco in proporzione al numero di cose delle quali può fare a meno…

Chi è il tuo scrittore preferito?

Ne ho più di uno e ciascuno di loro ha avuto un impatto su una determinata fase della mia vita e un posto speciale nel mio cuore: Thoreau, London, Hillman,Dante, Fëdor Dostoevskij. Ecco, quest’ultimo è sicuramente il mio scrittore preferito se vogliamo considerare l’influenza che ha esercitato sulla mia arte. Il suo modo di percepire il mistero dell’uomo e di scavare in profondità senza paura del sottosuolo, del torbido, della reale natura umana, ha aperto varchi di indagine in me anche sul mistero della vita.

Quello dell’arte è un linguaggio universale, intuitivo e ha accesso diretto all’intelligenza del cuore. Può guarire il nostro corpo e la nostra mente

Quale personaggio di un libro ti sarebbe piaciuto incontrare?

A questa posso rispondere, senza dubbio: Anna Karenina! Ma non per la ragione  a cui si potrebbe pensare. Non ho mai empatizzato con il suo personaggio e le vorrei chiedere perché in oltre 1.000 pagine di romanzo non è riuscita a farsi davvero amare da me? Dicono che se si è Dostoevskjani non si può essere anche Tolstojani. Incontrerei più volentieri i personaggi grotteschi dei racconti di Gogol’(il Naso, per esempio) o l’enigmatico Virgilio di Dante.

Quale personaggio storico ti sarebbe piaciuto incontrare?

Trascorrerei volentieri del tempo con San Francesco d’Assisi per parlare di spiritualità. Empatizzo con le figure carismatiche di grande coraggio che sanno rompere schemi attraverso il sacrificio ed il servizio all’umanita.  

Data per certa la sua esistenza storica, anche con Gesù.

Qual è la cosa che preferisci leggere?

Amo leggere tutto, dai libri di fisica alle poesie di J. Donne. Ultimamente, leggo molti libri di arte sacra e neuroscienze. Apprezzo notevolmente i saggi e i manuali di studio, le vite dei santi.

Ho una predilezione per i romanzi classici perché ritengo abbiano molto da insegnare e li utilizzo spesso come ispirazione per i miei lavori di regia o progetti d’arte. Amo creare ponti tra passato e futuro perché “le idee nascono dalla conoscenza”.

Qual è il luogo e il momento preferito per leggere?

Non esiste, un luogo giusto. Esiste tuttavia un  momento giusto. È un trasporto che non si è in grado di controllare. Una necessità che nutre l’anima. Generalmente amo leggere di giorno e ovunque: in aereo, in fila alla posta, in natura, in viaggi;, la sera, se è lettura ispirativa.

Ascolto inoltre molti audiolibri di apprendimento mentre cammino: camminata e studio per me sono una combinazione perfetta e amo farlo al mattino presto. Mi rigenera e mi pone in una condizione ottimale di lucidità mentale e rigenerazione fisica.

Infine, cosa puoi dirci di te: chi è Felicia?

Credo che definirsi sia la cosa più difficile. La semplice affermazione “io sono…” applica etichette e impone limiti, ci imprigiona all’interno di schemi mentali limitanti.. Conosco me stessa, ma non saprei dire con assoluta certezza “chi è Felicia”. Non ancora almeno, non in modo netto, definitivo. Quello che posso dire, però, è come penso e come amo, come mi piace sperimentare in questo emozionante viaggio collettivo chiamato vita è soprattutto, dell’importanza del servizio che devo prestare su questa terra a beneficio di tutti gli esseri.  Trovo bello prendere le cose con leggerezza, ma, allo stesso tempo, metto l’anima in ciò che faccio: che si tratti di lavoro, di passioni o del mio essere mamma. Mio figlio è il mio faro, la mia guida sulle strade del mondo che mi ricorda di vivere con i piedi per terra.. Di capitoli importanti nella mia vita ce ne sono stati tanti e a volte sono riconducibili alle pagine dei libri che ho letto. Sin da piccola, mi sono sempre portata appresso un libro è poco è cambiato crescendo. Grazie alla letteratura, soprattutto quella più introspettiva, ho coltivato la mia crescita emotiva e culturale, la mia curiositas per la vita, per l’arte, per la musica e per la poesia.

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